Essere genitori è tra le esperienze più potenti ed intime che una persona possa avere.
Sei d’accordo con noi?
A pensarci bene è anche un’esperienza estremamente esclusiva perché in fin dei conti si è genitori solo in due.
Ma in due si è abbastanza per creare la vita e metterla al mondo.
Esiste qualcosa che possa superare questa straordinarietà?
Difficile immaginarlo.
E l’attaccamento al piccolo è ovviamente fortissimo. Nove mesi di gravidanza, con le fantasie, le emozioni e le attese circostanti, il prendersene poi cura 24 ore su 24, l’allattamento (naturale o artificiale che sia) e poi il grande senso di responsabilità legato al sentirsi gli unici (mamma e papà) da cui la nuova vita dipende.
Il senso di intimità che si crea è tale da sentire il proprio figlio come un’estensione di sé da cui è difficile distaccarsi, come sarebbe difficile distaccarsi da un braccio o da un organo vitale.
Eppure un figlio non è una parte di sé, è molto di più.
È una vita fisica e mentale distinta e separata dalla nostra.
Facile a dirsi, già, ma questo senso di separazione e distinzione non è certo qualcosa di automatico e semplice che si attiva immediatamente dopo il parto.
È invece un percorso che dobbiamo realizzare noi genitori passo dopo passo attraverso i primi distacchi.
Per questo abbiamo creato, in collaborazione con la nostra esperta di genitorialità, questo articolo su come affrontare il naturale distacco dai figli man mano che questi cresceranno.

Che significa far nascere psichicamente i propri figli?
Qual è il regalo più grande che un genitore possa fare al proprio figlio?
Un nuovo giocattolo?
Un libro da colorare?
Una giornata allo zoo?
Il regalo più grande che un genitore possa fare al proprio figlio è permettergli di nascere una seconda volta.
Psichicamente oltre che fisicamente.
Sì, lo sappiamo che un libro da colorare sarebbe stata una risposta più semplice, ma per essere buoni genitori non ci sono scorciatoie, giusto?
Ma quindi che vuol dire far nascere psichicamente nostro figlio?
Per quanto suoni complesso, si tratta semplicemente di aiutarlo a sentirsi un individuo unico, a se stante, separato, distinto e dotato di una propria vita mentale.
È così che i nostri piccoli iniziano a crescere.
L’obiettivo finale di ogni genitore è far diventare i bambini di oggi degli adulti equilibrati in grado di affrontare la vita.
E questo passa necessariamente dallo sviluppo psichico consapevole.
Il momento del distacco è fondamentale in questo processo, ma perché esattamente e come va affrontato?
Il primo distacco da un bambino attiva in lui il primo ricordo di voi
Qual è quindi il vero obiettivo finale di ogni genitore?
Sono tante le possibili risposte, ma una le supera tutte. Una è sempre vera.
Lo abbiamo detto, l’obiettivo di ogni genitore è far diventare i bambini di oggi degli adulti equilibrati in grado di affrontare la vita domani.
Il momento del distacco, del primissimo distacco specialmente, è fondamentale in questo delicato processo.
Ma facciamo un passo indietro…
I primi mesi di vita sono fondamentali per creare nel bambino una relazione d’attaccamento con i genitori.
Una relazione fatta di presenza fisica, di emozioni, di soddisfazione dei bisogni sia fisiologici che affettivi.
È in questi primi mesi che il bambino crea i primi schemi mentali su ciò che gli succede intorno, in termini di tempo e di prima conoscenza del mondo.
Se da una parte è quindi importantissimo passare molto tempo genitore-figlio insieme per legarsi, allo stesso tempo è indispensabile far fare esperienza al bambino di momenti vitali di assenza delle figure primarie.
Perché è così importante, però?
È così importante per poter attivare in lui il ricordo delle persone chiave e per permettergli di non sentirsi solo neanche in loro assenza.
Ecco quindi perché separarsi, momentaneamente, è basilare per poter crescere serenamente.

Il primo giorno di asilo: «Ce la puoi fare, piccolo mio!»
La prima volta che non ci sarai sarà la prima volta che attiverà un ricordo su di te.
È un momento così importante, il primo distacco.
La prima creazione nella sua mente di un ricordo delle persone importanti; un meccanismo che gli permetterà di non sentirsi solo neanche in loro assenza.
Un bambino sereno ed equilibrato è capace di interessarsi al gioco e ai rapporti con gli altri bambini proprio perché RASSICURATO dalla relazione con i genitori anche in loro assenza.
Sa che ci sono, sa che ci saranno!
In questo processo di sana separazione, la funzione del nido è fondamentale per facilitare il passaggio del bambino dalla relazione a due con il genitore a quella di gruppo con l’educatrice e gli altri piccoli.
Noi grandi siamo per loro lo specchio delle loro emozioni, per questo è importante riflettere positività.
Ogni insicurezza o paura nel genitore viene trasmessa immediatamente al bambino, che lo si voglia o no.
Il genitore deve invece sforzarsi di trasmettergli che può farcela, che può adattarsi al nuovo ambiente e alle nuove persone proprio perché si porta dietro un bagaglio relazionale ed emotivo positivo rappresentato dai suoi genitori che sono lì ad aspettarlo.
Che fare allora se il bambino si mettesse a piangere? 😭
Nostro figlio piange al nido: cosa fare e cosa no
Spesso ci chiedono come evitare che il piccolo pianga al primo distacco, ma il punto è un altro.
Il pianto è la reazione naturale di protesta al distacco, che va accolta e compresa e non soppressa.
È l’equivalente di ciò che proviamo noi adulti quando salutiamo una persona molto importante: un turbinio di emozioni che non è giusto sopprimere.
A quel pianto non va data una connotazione traumatica, ma va inteso come una funzione comunicativa del bambino che esprime il suo dispiacere all’allontanamento di mamma o papà, un suo modo per dire, nella maniera più potente che conosca, «Non andare via, rimani qui anche tu a giocare con me!»
Se ci pensiamo bene il pianto è anche rappresentativo di un certo grado di consapevolezza che il bambino vive rispetto agli eventi che accadono intorno a lui, è un rendersi conto dei cambiamenti relazionali e ambientali che avvengono.
👨👩👧 Sì, ma quindi cosa bisogna fare concretamente quando lasciamo per le prime volte nostro figlio al nido e lui piange?
✅ Trasmettere positività e sicurezza, salutandolo ogni volta e sempre in modo chiaro e anche deciso.
❎ NON indugiare a lungo nei saluti o gli trasmetteremo insicurezza e sarà un problema.
✅ Andare via solo dopo le coccole e un saluto che appaia deciso e mai di nascosto.
❎ NON approfittare di un suo momento di distrazione per sparire di colpo così da non farlo piangere mentre siamo lì: servirebbe solo a noi genitori a non vivere il dispiacere del suo pianto.
I bambini hanno bisogno di adulti che riescano a tollerare le loro reazioni dentro di loro, e che sappiano aiutarli ad autoregolarsi rispetto alle emozioni che si possono provare, siano esse positive o negative.
Ma non finisce qui…

Distacco e fiducia reciproca: mamma e papà tornano sempre
Fidiamoci dei nostri bambini!
In questo articolo abbiamo approfondito il tema del naturale distacco dai nostri figli, di cosa significa per la crescita psichica del bambino e di come viverlo al meglio nei primi periodi dell’asilo.
Abbiamo visto come i bambini abbiano bisogno di adulti in grado di aiutarli ad autoregolarsi rispetto alle emozioni che si possono provare, siano esse positive o negative.
È così che il bambino acquisterà fiducia in noi.
Perché noi saremo sempre trasparenti e chiari con lui, avvisandolo quando stiamo andando via per non fargli vivere la brutta sorpresa del non vederci più all’improvviso.
Questo creerà nella sua mente un’idea chiave che si porterà dentro per tutta la vita: la mamma ha fiducia in lui, nelle sue capacità di potercela fare anche in sua assenza, e nelle educatrici a cui lo sta affidando, ovviamente.
Pian piano il bambino imparerà che mamma e papà vanno via ma tornano. Tornano sempre!
Svanirà la paura di star vivendo un abbandono e inizieranno a godere appieno dell’esperienza collettiva dell’asilo, fatta di arricchenti esperienze di gioco e di relazione con i pari che donano al piccolo un senso di efficacia e di autostima.